Camorra Music Corporation
In fondo anche Fra Diavolo aveva la sua canzone (gli fu dedicata un'intera opera, oggi gli avrebbero fatto una fiction..il capo dei capi?). E nella fanta-realtà-mafioso-musicale eravamo già abituati ai Brujeria.
Ma "loro" (quelli dell'articolo qui sotto, per intenderci) sono sempre esisititi intorno a me. E li scoprono soltanto adesso. Leggete:
Cantano, e i cd delle loro canzoni invadono le bancarelle di Ballarò, di Scampia e di Arghillà, i bronx metropolitani di Palermo, Napoli e Reggio Calabria. Ma hanno anche tv, comprano canali digitali, navigano in Internet, scaricano i video su YouTube che poi rimbalzano su iPod e iPad: Cosa Nostra, ‘Ndrangheta e Camorra hanno costruito una poderosa industria “culturale”.
Serve a fare soldi, ma anche a veicolare messaggi di “onore”, forza e potenza. Il boss Gregorio Bellocco è un mafio-cantautore, quando i carabinieri lo hanno arrestato nel suo bunker di Rosarno hanno scoperto i cd con incise le canzoni che aveva composto. Testi chiari, tutti contro gli sbirri “infami e pisciaturi”, perché responsabili della cattura di “un omu geniali”, e i pentiti che si vendono il sangue e l’onore. Una canzone, però, il boss non è riuscito a regalarla ai suoi fans, quella dedicata al suo nemico giurato, un magistrato, il dottor Roberto Di Palma. “Quel grandissimo cornuto”, lo appella il figlio di Bellocco parlando con un altro affiliato. “Circondatu” è il titolo di un’altra ballata che racconta la fuga del boss. “Nu cani infedeli”, invece, è la canzone per gli infami. “Come gli antichi dovrei fare che gli tagliarono la lingua a queste carogne”, recita il testo.
Perché un boss scrive canzoni? “Perché è un uomo del nostro tempo”, è la risposta di Francesca Viscone, scrittrice e autrice de La globalizzazione delle cattive idee, un libro che analizza il fenomeno della “mafia song”. “I boss non sono più dei montanari. Oggi conoscono il valore di Internet, della tv, dei social network, comunicano per trasmettere il loro sentimento di onnipotenza. I capi delle ‘ndrine si sentono ad un passo da Dio. Ma il fatto che sia un boss a scrivere queste canzoni è un passaggio in più, un fatto inedito. Sono musiche che non hanno alcun valore culturale”.
[Fonte tratta da "Il Fatto Quotidiano"]
Ma "loro" (quelli dell'articolo qui sotto, per intenderci) sono sempre esisititi intorno a me. E li scoprono soltanto adesso. Leggete:
Cantano, e i cd delle loro canzoni invadono le bancarelle di Ballarò, di Scampia e di Arghillà, i bronx metropolitani di Palermo, Napoli e Reggio Calabria. Ma hanno anche tv, comprano canali digitali, navigano in Internet, scaricano i video su YouTube che poi rimbalzano su iPod e iPad: Cosa Nostra, ‘Ndrangheta e Camorra hanno costruito una poderosa industria “culturale”.
Serve a fare soldi, ma anche a veicolare messaggi di “onore”, forza e potenza. Il boss Gregorio Bellocco è un mafio-cantautore, quando i carabinieri lo hanno arrestato nel suo bunker di Rosarno hanno scoperto i cd con incise le canzoni che aveva composto. Testi chiari, tutti contro gli sbirri “infami e pisciaturi”, perché responsabili della cattura di “un omu geniali”, e i pentiti che si vendono il sangue e l’onore. Una canzone, però, il boss non è riuscito a regalarla ai suoi fans, quella dedicata al suo nemico giurato, un magistrato, il dottor Roberto Di Palma. “Quel grandissimo cornuto”, lo appella il figlio di Bellocco parlando con un altro affiliato. “Circondatu” è il titolo di un’altra ballata che racconta la fuga del boss. “Nu cani infedeli”, invece, è la canzone per gli infami. “Come gli antichi dovrei fare che gli tagliarono la lingua a queste carogne”, recita il testo.
Perché un boss scrive canzoni? “Perché è un uomo del nostro tempo”, è la risposta di Francesca Viscone, scrittrice e autrice de La globalizzazione delle cattive idee, un libro che analizza il fenomeno della “mafia song”. “I boss non sono più dei montanari. Oggi conoscono il valore di Internet, della tv, dei social network, comunicano per trasmettere il loro sentimento di onnipotenza. I capi delle ‘ndrine si sentono ad un passo da Dio. Ma il fatto che sia un boss a scrivere queste canzoni è un passaggio in più, un fatto inedito. Sono musiche che non hanno alcun valore culturale”.
[Fonte tratta da "Il Fatto Quotidiano"]