Le nanotecnologie per la dipendenza

"Questa scoperta significa che in un prossimo futuro saremo in grado di sviluppare un nuovo e potente agente farmacologico efficace su un ampio ventaglio di dipendenze da sostanze; ma il vantaggio di questo nuovo approccio terapeutico sta nel fatto che esso potrà essere utile un domani anche a chi soffre di Parkinson, cancro, danni neurologici, disturbi pichiatrici, demenza da AIDS e asma, per i quali disturbi sono già in corso studi sperimentali", ha dichiarato Paras N. Prasad, direttore esecutivo dell'UB Institute for Lasers, Photonics and Biophotonics e coordinatore del gruppo di ricerca, come si legge nel comunicato.
"Le nanoparticelle si sono rivelate un modo sicuro ed efficace di somministrare a un'ampia varietà di tessuti, farmaci nuovi e altamente sofisticati, in grado di spegnere i geni anomali", aggiunge Stanley A. Schwartz, direttore della Division of Allergy, Immunology and Rheumatology della UB School of Medicine and Biomedical Sciences, coautore dello studio.
In pratica, i ricercatori UB hanno sviluppato una tecnica innovativa di silenziamento di DARPP-32, una proteina del cevello conosciuta per avere un ruolo scatenante della cascata dei segnali implicata nella dipendenza do droghe. La DARPP-32 è una proteina cerebrale che facilità i comportamenti di dipendenza. Rendendo "silente", con una tecnica chiamata "short interfering RNA" (siRNA), il gene che codifica la DARPP-32è possibile inibire la produzione di questa proteina, in modo da prevenire la dipendenza da sostanze.
"Silenziando questo gene è possibile diminuire il craving fisico per la droga", spiega Adela C. Boniou della UB.
Il problema di trovare un modo sicuro ed efficace di somministrare il siRNA, di per sé instabile, è stato ovviato dai ricercatori UB combinando per la prima volta le molecole di siRNA con nanoparticelle di forma cannulare, chiamate "nanorods".
"E' la prima volta in assoluto che si utilizzano le nanotecnologie a fine terapeutico, per silenziare geni nel cervello, utilizzando tecniche RNA stabili e sicure", sottolinea Supriya D. Mahajan della UB.
Sono già nell'agenda dei ricercatori dell'Università di Buffalo esperimenti con nanotecnologie in vivo.